| Il Regno dell’Acqua offre molti luoghi di straordinaria bellezza, che lasciano invidiabili ricordi e sensazioni a chi ha la fortuna di poterli ammirare. Ma anche luoghi come questi possono nascondere aspetti inquietanti, quando scende la notte. Ed è proprio da ciò che inizia la nostra storia, dal ritrovarsi soli, con l’unica compagnia della luce notturna e circondati dalle tenebre della notte. Perché, infondo, chi può sapere cosa si nasconde nel buio…
Per quanto una palude non possa rappresentare una grande attrattiva, basta saper cogliere il momento giusto per ammirare la sua bellezza. E quel momento era proprio il tramonto, la cui luce dava alle Paludi di Ehilek un atmosfera quasi incantata. C’era voluto un po’ per giungere fin lì, ma ne era valsa la pena per Cheshire. Certo, era stata messa in guardia circa i pericoli della palude, ma dinnanzi a quella vista sembravano avvertimenti di poco conto. E poi, lei era addestrata, niente l’avrebbe colta di sorpresa, penso Cheshire, con una punta di arroganza. Non si era accorta che, mentre era intenta a osservare quello spettacolo di luce soffusa tra gli alberi, qualcos’altro stava osservando lei, ogni suo più piccolo movimento, ogni dettaglio del suo aspetto. Con particolare interesse per il suo parasole. Incantata dalla meraviglia della natura, Cheshire non si accorse che gli astri stavano lasciando il posto alla notte. Resasi conto di ciò, s’incamminò lungo la strada percorsa, ma arrivata dove ricordava l’uscita del sentiero, vi trovò invece un fitto cespuglio di rovi. Doveva aver sbagliato strada, forse aveva preso una deviazione senza accorgersene, pensò Cheshire, tornando sui suoi passi, nel tentativo di ritrovare la strada per uscire dalla palude. Tuttavia, dopo pochi passi, ecco che la memoria le giocò un altro scherzo, poiché un cespuglio ancora più fitto si era come materializzato lungo il sentiero. Possibile che avesse di nuovo sbagliato strada? No, questa volta era sicura di non aver fatto deviazioni. Eppure il sentiero s’interrompeva bruscamente davanti a lei. Cheshire si guardò intorno, cercando un punto famigliare, ma la notte scendeva in fretta, rendendo la vegetazione più confusa e spettrale ogni minuto di più. Inoltre, una sensazione d’inquietudine le corse lungo la schiena. Si sentiva osservata, ma non c’era nessuno nei dintorni. No, doveva uscire da quella palude, subito! Tornò nuovamente indietro lungo il sentiero, ma intorno a lei le fronde degli alberi cominciarono a scuotersi. Sarà il vento, pensò Cheshire, più per far passare quella sensazione d’ansia. Eppure non poteva essere il vento, altrimenti anche i suoi capelli avrebbero dovuto essere mossi. Cheshire si fermò, guardandosi attorno con agitazione crescente. Le parve di udire qualcosa… un suono, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse o da dove provenisse. Man mano che intorno a lei scendeva il mando oscuro della notte, quel suono si fece sempre più nitido. Sembrava come uno squittio. Anzi no… sembrava… una risata lontana. No, ora era un po’ più forte. Sembrava la risata di una bambina, ma da dove veniva? Cheshire volse lo sguardo attorno a sé, le fronde si agitavano sempre di più, come se fossero preda di una tempesta. E quella risata… Ora era diventata più forte, sembrava provenire da ogni direzione. Cheshire alla fine fu costretta a coprirsi le orecchie, quella risata rimbombava così forte da essere spaventosa. D’un tratto, come tutto era iniziato, cessò di colpo: gli alberi si placarono e la risata non risuonava più. Tuttavia ormai era notte e intorno a lei c’era solo buio. Cheshire non voleva restare in quella palude un secondo di più, riprese a camminare lungo la strada. Aumentò la velocità, fin quasi a correre, come se fosse braccata da una belva feroce. E quel senso di inquietudine, quella sensazione di essere osservata… Non erano passate anzi, erano più opprimenti di prima! D’improvviso Cheshire si bloccò di colpo: qualcosa si stava muovendo tra la vegetazione. Cosa… cosa c’era tra gli alberi? Cheshire teneva lo sguardo fisso nel punto in cui aveva notato il movimento. Cosa poteva essere? Che qualcuno avesse scoperto che lei era una spia di Uscurio e che adesso le stava tendendo un imboscata per ucciderla? Eppure era stata attenta, non era lì in missione, nessuno avrebbe potuto scoprirla. O aveva commesso un errore senza accorgersene? Cheshire stava per andare in paranoia, doveva assolutamente calmarsi. Dopo qualche minuto non accadde nulla. Per sicurezza, Cheshire rimase ferma ancora qualche istante. Resasi conto che non accadeva nulla, tirò un sospiro di sollievo. Forse un animale della palude doveva essersi mosso tra i cespugli e la sua immaginazione aveva fatto il resto. Stava già per riprendere il cammino quando un nuovo movimento la bloccò sul posto. Non se l’era immaginato, c’era davvero qualcosa tra la vegetazione! Si voltò nuovamente e aguzzò la vista. C’era qualcosa che si muoveva… anzi, sembrava strisciasse… Cheshire riuscì a delineare una sagoma. Una lunga sagoma. Una enorme sagoma! Lentamente, dalla boscaglia, emerse un enorme serpente, nero e evanescente come la notte. Alzando lo sguardo, vide gli occhi del serpente, due occhi luminescenti, come sinistre fiaccole spettrali. Era enorme, troppo grande per essere affrontato. Cheshire non riusciva nemmeno a scorgerlo con nitidezza, sembrava come se fosse fatto delle ombre della notte. Doveva scappare! Si guardò intorno, ma sembrava che la palude si fosse chiusa attorno a lei, come una gabbia nera e soffocante. No, non poteva essere in trappola, fino a poco fa c’era un sentiero, non poteva essere sparito di colpo. Cheshire continuò a guardarsi intorno, alla disperata ricerca di una via d’uscita, mentre il serpente la puntava, preparandosi ad aggredirla. Improvvisamente, ecco la salvezza: alle sue spalle, tra due cespugli, ecco stanziarsi un sentiero. Cheshire balzò in avanti nel medesimo istante in cui il gigantesco serpente si gettava a fauci spalancate verso di lei. Sfuggì all’attacco correndo lungo il sentiero. Per la paura, non voleva assolutamente voltarsi indietro, ma poteva sentire benissimo il suono dello strisciare di quell’essere che la inseguiva. A quel punto, come se la situazione non fosse già abbastanza spaventosa, ecco riprendere anche lo scuotersi degli alberi e quella risata sinistra. Sembrava quasi che anche questi fenomeni la stessero inseguendo, ma Cheshire non era sicura che non fosse un altro scherzo della sua immaginazione. Corse in preda all’angoscia, senza rendersi conto se stesse correndo da ore o solo da pochi istanti. Doveva calmarsi, non poteva permettere alla paura di prendere il sopravvento, sarebbe stata la fine altrimenti. Improvvisamente, fu come se la terra fosse svanita da sotto i suoi piedi. Stava cadendo, ma intorno a lei era troppo buio per rendersi conto di qualsiasi cosa. Forse era finita in un burrone. Chiuse gli occhi d’istinto, come per non vedere l’oscura morte che l’attendeva alla fine di quella caduta. Passarono minuti, eppure non successe nulla. Ma non stava cadendo? No… non ne era sicura. Più che cadere, sembrava come sospesa in aria, anzi, sembrava essere appoggiata a qualcosa di sottile. Provò a muoversi solo per rendersi conto che era come impigliata in qualcosa. Cheshire era in preda all’angoscia, tutto ciò che le era successo non aveva senso. Che la paura l’avesse fatta impazzire? No, non poteva essere diventata pazza. A quel punto percepì che la “cosa” nella quale era impigliata stesse… vibrando? Sì, stava vibrando, con una cadenza tipica di… passi? Spostò lo sguardo in tutte le direzioni, ma non vedeva nulla. Nuovamente il dubbio di essere impazzita le balenò in mente, ma lo scacciò via. I “passi” si facevano sempre più vicini, allo stesso ritmo del cuore di Cheshire, che sembrava sul punto di esplodere. Poi… silenzio. Tutto si fermò. Cheshire si guardò intorno con affanno. Cos’altro poteva accaderle di peggio? Come in risposta al suo pensiero, dall’alto caddero teschi umani, rimanendo sospesi a mezz’aria a pochi centimetri dal suo viso. A quel punto, riecheggiò quella risata spaventosa, solo che questa volta era tremendamente vicina! Come un richiamo, dalle cavità oculari dei teschi iniziarono a uscire decine e decine di ragni, che iniziarono a zampettare su di lei, avvolgendola lentamente in un bozzolo. Cheshire era paralizzata dalla paura. Voleva a tutti i costi liberarsi e fuggire via, ma non ci riusciva. Quando infine i ragni stavano per avvolgerla completamente nel bozzolo, Cheshire notò un bagliore… no, due bagliori di fronte a lei, uno rosso e l’altro azzurro. Infine… fu il buio. Whitney osservò il bozzolo appena chiuso, tenendo il mano il motivo per cui aveva tormentato Cheshire fin’ora: il suo parasole. Era così particolare che le era venuta voglia di rubarlo. Ma alla fine, la fatica di far apparire la palude stregata le aveva messo appetito. E quando la fame chiama... «Chiunque finisce nella mia tela, non viene mai più ritrovato...» mormorò con un sorriso Whitney, avvicinandosi lentamente al bozzolo.
Così si conclude la nostra storia, dove verità e inganno si mescolano nelle tenebre della notte. Perché, in verità, chi può sapere cosa si trova alle proprie spalle, nascosto nel buio? |
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