EVENTO: Notte degli Orrori!
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EVENTO: Notte degli Orrori!

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    Fanta_Halloween_1

    Bevenuti all'evento di Halloween di quest'anno!
    Poiché ci sono già alcune quest aperte in questo periodo,
    l'amministrazione ha optato per un altro tipo di Evento: La Notte degli Orrori!



    Di cosa si tratta?
    Gli utenti di Fantarsya desiderosi di partecipare, sono invitati a scrivere come risposta a questo post una storia horror usando i personaggi presenti nella sezione Attivi di Fantarsya.
    Al fine di rendere la propria storia il più "spooky possibile", i partecipanti possono descrivere luoghi e creature misteriose di ogni zona di gioco, ma devono, tuttavia, utilizzare al massimo 2 personaggi a scelta tra 1 proprio e 1 appartenente ad un altro utente.
    Il racconto sarà una personale interpretazione dei personaggi scelti, pertanto lo scrittore non ha bisogno dell'autorizzazione preventiva di chi ha creato il personaggio, seppur verrà anche valutata la fedeltà al carattere e al background del pg!
    Ogni utente (anche non partecipante) avrà poi diritto a votare la propria storia preferita nel sondaggio allegato a questo post.

    Regole
    Un utente non può auto-votarsi.
    Storie che non seguano le linee guida non saranno votabili.
    Auto-voti non saranno validi.
    L'evento durerà fino al 5/11/2021.
    Le votazioni saranno aperte il 6/11/2021 e dureranno fino al 10/11/2021.

    Quali sono i premi?
    La gloria... ehm, no, il vincitore otterrà un video creato e dedicato al proprio personaggio!
    In più guadagnerà 3 capacità senza limitazioni!

    Edited by Sorte (Master) - 7/12/2021, 10:10
     
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    TERMINE ESTESO FINO AL 30/11/2021
     
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    La notte era calata molte ore prima, nel buio e staticità tipici di quelle ore, Amanda stava rientrando nello Yacht privato di suo nonno, dopo una serata divertente e sregolata come sempre. I suoi capelli rosso fuoco erano arruffati e le labbra erano gonfie di avventure e la sua mente era ancora annebbiata e pigra per via delle emozioni forti vissute, tanto da ignorare una naturale sensazione di inquietudine.
    Solo di fronte alla porta della propria camera da letto, la ragazza aveva sentito il proprio battito accelerare, senza rendersi veramente il conto del perché, dato che aveva la tendenza di sentirsi al sicuro sulla proprietà lussuosa del nonno. Il suo istinto le diceva che qualcosa fosse fuori luogo, ma guardandosi intorno, le appariva tutto bello e ordinato come sempre… scuotendo la testa e ridacchiando per le proprie ansie improvvise, Amanda aveva poggiato la mano sulla maniglia per aprire la porta, convincendosi che tutto fosse come sempre.
    Era un angelo puro, per cui molto fiduciosa e positiva, non dubitava mai degli estranei fino a che non le avessero fatto qualche torto e non aveva mai preso in considerazione il pericolo reale che si celava dietro alla sua scelta di essere un’eroina vera e propria…
    Spalancando l’uscio, la ragazza aveva sorriso, trovando la propria camera come l’aveva lasciata, rosa e disordinata, con i vestiti che si era misurata prima di uscire ancora sparsi per terra e sul letto, sentendosi anche un po’ sciocca per i timori di prima, ma proprio mentre si era lasciata scivolare via il vestito succinto di dosso, che dei lunghi tentacoli l’avevano afferrata da dietro avvolgendola e bloccandola completamente, come nei suoi peggiori incubi, quelle membra molli e viscide la stringevano forte, bruciandole la pelle, come se stesse avendo una reazione allergica. La ragazza si sarebbe messa ad urlare se la sua bocca avesse potuto farlo, prima di sentire qualcosa di pungente come un ago penetrarle la pelle morbida del collo, nel tentativo di dimenarsi la ragazza era riuscita a fare poco, terrorizzata era riuscita a vedere soltanto quei due tizzoni ardenti che la fissavano nel riflesso di una delle sue boccette di profumo… e poi nulla.

    * * *

    Svegliandosi nel buio più totale, Amanda aveva sentito il battito del proprio cuore pulsare fortemente nella testa, era come stordita e drogata, almeno era quello che sembrava di comprendere dalla situazione, dovevano averle iniettato qualcosa, altrimenti, si sarebbe opposta, era l’Angelo Vendicatore, non una semplice ragazza, non una vittima, un’eroina.
    Nonostante queste autoconvinzioni, la ragazza si sentiva umiliata e terrorizzata, non riusciva proprio a capire come le fosse accaduta una cosa del genere. Comprendeva che prima di chiudersi in sé stessa e analizzare le cause, sarebbe dovuta uscire viva da quella situazione, ma l’ignoto la turbava non poco.
    Avrebbe voluto gridare, ma non era certa che fosse la scelta giusta, non sapeva nulla del proprio aggressore, doveva studiare la situazione in cui si trovava.
    Era cosciente ormai da qualche minuto, ma i suoi occhi non sembravano in grado di abituarsi a quel tipo di buio e la cosa era molto strana, date le sue abilità, aveva una protezione visiva non da poco, poteva significare che in quel luogo non ci fossero spiragli di luce… dove si trovava?
    Non poteva usare la vista, data la condizione, ma aveva altri modi di studiare l’ambiente, in effetti, aveva la nausea non solo per cause emotive, ma per il tanfo di zolfo che il suo nasino delicato avrebbe potuto fiutare anche a metri di distanza da lì.
    Zolfo… il cuore della rossa aveva rallentato i battiti pericolosamente, per poi riprendere con maggiore vigore. Non voleva neanche prendere in considerazione i pensieri che avevano cominciato a vorticare nella sua testolina confusa.
    Chi poteva averla rapita dal proprio yacht?! Quali potevano essere i motivi del suo rapitore?
    Al ricordo di quei viscidi tentacoli che l’avvolgevano forte e dei tizzoni ardenti, un forte mal di testa si era accompagnato a già non pochi malesseri fisici che stava accusando. Quanto avrebbe voluto che anche questa volta tutto fosse soltanto un incubo… in cuor suo, però, Amanda sapeva che tutto questo fosse reale.

    * * *

    L’angelo non aveva idea di quanto tempo fosse passato, era ancora dentro quel buio senza speranza, nessuno si era fatto vivo, nulla era successo, era come se fosse caduta in un baratro dell’obblio. Non aveva idea di cosa fare, ad un certo punto, dopo varie valutazioni, aveva deciso di chiamare aiuto, banale… certo, ma era veramente a corto di idee. Non era successo nulla, aveva tentato di urlare con tutte le proprie forze, fino a quando la sua voce non era diventata rauca e la gola ardente. In quella situazione assurda, la ragazza non si rendeva nemmeno conto di quanto tempo fosse passato, potevano essere ore come giorni, dal momento che comprendeva di essere stata drogata. Aveva sete da parecchio tempo ormai e ora cominciava a sentire anche fame.
    Ancor una volta i suoi pensieri confusi la spingevano a domandarsi il perché fosse lì, del chi e per quale motivo l’avesse presa dalla sua comoda dimora per portarla lì, in quella macchia di solitudine e desolazione. E c’era un’altra domanda che non le dava pace: cosa avevano intenzione di farle??!
    Il brontolio del proprio stomaco aveva fatto sobbalzare Amanda, si era talmente abituata all’assenza di suoni da trovarlo quasi assordante. Stremata, si era sdraiata sul pavimento della sua prigione oscura, era freddo e lei aveva addosso soltanto la sua biancheria, ai piedi erano ancora fissati i tacchi vertiginosi, non aveva voglia di toglierseli, potevano essere un modo per difendersi, per dare calci ad esempio. All’improvviso l’angelo aveva percepito qualcosa, come una presenza, proprio dopo che aveva pensato al doversi difendere, sembrava essere comparsa l’occasione per usare quei tacchi. Alzandosi a sedere, la rossa si era guardata intorno, senza vedere nulla, alle sue orecchie però erano arrivati dei suoni, come un qualcosa di viscido che struscia sul pavimento e una specie di sospiro pesante. Non capiva da quale zona stesse arrivando, prima aveva provato ad usare il tatto per tastare il luogo in cui si trovava e non aveva incontrano nulla che pavimento e pareti, com’era entrato l’essere che produceva quei suoni?
    Qualcosa di viscido, l’aveva afferrata ora, avvolgendosi alle sue braccia e gambe, tirando in quattro direzioni, costringendola così a semi sdraiarsi di nuovo.
    << Oddio, no… ti prego… >> Aveva mormorato l’angioletta, capendo di trovarsi nel suo incubo peggiore, che era la realtà, però.
    I tentacoli erano caldi e umidicci, oltre a quelli che la tenevano stretta, altri due la tastavano, esplorando il suo corpo, prima nelle parti nude, poi spostandosi anche sui merletti elaborati che ricoprivano il suo seno e l’intimità. Fremendo e dimenandosi, Amanda sapeva di poter fare ben poco, si rendeva conto di cosa la stava aspettando ed era inorridita all’idea. Altri sospiri pesante della Cosa aveva raggiunto le sue orecchie delicate, un tentacolo si era insinuato sotto il merletto del suo reggiseno e le stava tirando il capezzolo.
    << Smettila di prego, lasciami andare… >> Aveva piagnucolato la ragazza, le lacrime ormai uscivano copiose dai suoi occhi spalancati nel buio.
    La Creatura sembrava trovare le sue preghiere eccitanti e incalzanti, perché invece di smettere, l’altro tentacolo di era insinuato nelle sue mutandine.
    Sempre più terrorizzata, Amanda si era divincolata ancora, i tentacoli le permettevano di muoversi, ma non di sfuggire, tuttavia, più si divincolava e più quei tentacoli sfregavano sui suoi punti più intimi. Accasciandosi allora, la ragazza aveva provato a non reagire, sperando che la sua staticità avesse smesso di eccitare e caricare il mostro. Così non era stato, i tentacoli avevano continuato a tastarla ovunque e a stimolarla, fino addirittura a penetrare il suo corpo.
    Amanda era una ragazza molto aperta alle nuove esperienze, curiosa e amante del sesso, ma questo non aveva niente a che fare con quello che aveva sperimentato consensualmente, qualcosa sembrava morirle dentro con ogni movimento del Mostro, le sue lacrime non si fermavano più, piangeva senza emettere alcun suono, sopportando in qualche modo quelle sevizie, cercando di fingere di trovarsi in un altro luogo, lontana, cercando di non provare nulla, di non percepire nulla con i suoi sensi sviluppatissimi, senza successo.

    * * *

    Dopo un tempo interminabile, Amanda era stata lasciata in pace, era sudata, appiccicosa e si sentiva sporca fuori e dentro, avrebbe voluto lavarsi con una spugna di ferro, scartavetrandosi tutta la pelle di dosso, ma non poteva farlo, non nella situazione in cui si trovava al momento.
    Era di nuovo sola in quel luogo buio. Aveva ancor più sete e fame, sentiva i dolori muscolari in tutto il corpo e non aveva idea di cosa fare. Quel mostro l’aveva svuotata, derubandole il suo desiderio di vivere e scappare di lì, era come se le avesse preso l’anima con quegli atti osceni contro la sua volontà.
    In fondo a sé stessa, tuttavia, Amanda percepiva qualcosa di diverso dal vuoto, nella distesa desolata dei suoi sentimenti spenti, vi era un’emozione nuova, come un seme di rabbia che era stato piantato dentro di lei e ora aveva messo i germogli.
    Stringendo i denti, l’angelo era rimasta sdraiata, raccogliendo tutte le forze che le erano rimaste ed era in attesa, no… non stava aspettando più che qualcuno venisse a salvarla, si sarebbe salvata da sola.

    * * *

    I sospiri e movimenti viscidi erano tornati ad un certo punto, ma avevano trovato un’Amanda diversa, ora il suo viso scavato dalla stanchezza sorrideva follemente al buio. Gli effetti stordenti delle droghe erano svaniti e ora la ragazza era in grado di concentrarsi bene, tutto grazie anche alla sua determinazione.
    Quando i tentacoli erano tornati ad afferrarla, l’angelo aveva chiuso gli occhi, aprendo le proprie ali si era divincolata cogliendo la Bestia di sorpresa e sfuggendo alla sua presa, con il tacco destro appuntito, prontamente, la femmina aveva schiacciato un tentacolo, bloccandolo a terra e sentendo dei suoni rabbiosi provenire dalla zona in cui doveva trovarsi la bocca del Mostro.
    Fissandolo in quegli occhi che sembravano braci ardenti, l’angelo si era buttata all’attacco con tutte le forze che le erano rimaste addosso, dando un pugno forte in mezzo a quei due fuochi e poi ancora… e ancora. Calciando e picchiando, come impazzita, la ragazza aveva sentito l’impulso di mordere disperatamente quel corpo viscido e schifoso. Non aveva idea di quale fosse l’istinto che aveva portato a tale reazione, ma voleva farlo a pezzi, proprio come lui l’aveva fatta sentire, ovvero a pezzi e impotente; in tutto ciò la fame sembrava in qualche modo giocare un ruolo importante nella decisione.
    Inghiottendo quella carne schifosa, la ragazza sentiva una strana euforia, mista all’orrore dell’atto… se lo stava mangiando?!

    * * *

    La stanchezza aveva messo fine alla follia. Amanda era sdraiata a terra, accanto alla carcassa rimanente del Mostro, stremata per gli sforzi fisici… era riuscita trionfante dall’attacco, ma a quale prezzo. Ora si sentiva più orrida che mai, non desiderava più la salvezza.
    Avrebbe voluto morire lì, svanendo nell’obblio del nulla nel quale era stata trascinata.
    Un rumore simile al grattare l’aveva fatta tornare in allerta, quel coso non poteva essere vivo… e allora cos’era?!
    Altro grattare… e poi una luce accecante. Ritraendosi contro la parete, la ragazza aveva cercato di vedere cosa fosse. I suoi occhi erano in grado di abituarsi molto velocemente alla luce, sbattendo le ciglia, aveva guardato la sagoma illuminata da dietro, sembrava umana, maschile.
    Un salvatore? Un altro carnefice?
    Una ventata di aria fresca dall’esterno le aveva dato un attimo di sollievo, portando con sé il profumo della persona, che ora si stava avvicinando a lei.
    << Sign.. signorina tutto bene?>> Aveva mormorato con voce tremante. Doveva essere per le sue pessime condizioni. Osservandosi a quel filo di luce, Amanda aveva visto macchie di sangue e contusioni addosso al proprio corpo, coperto solo dalla biancheria intima.
    Dopo se ne sarebbe occupata, ora sembrava provare altro tipo di urgenza.
    Alzandosi lievemente traballante, Amanda si era diretta verso l’uomo, ancheggiando sensualmente come sapeva ben fare. Avvicinandosi all’uomo e mettendogli le mani dolcemente sul viso, la rossa aveva attirato a sé il giovane, baciandolo con passione, cominciando ad accarezzarlo freneticamente in un raptus di desiderio. Sconcertato il ragazzo l’aveva lasciata fare un attimo, per poi cercare di sottrarsi, chiedere delle spiegazioni, ma ad Amanda non interessavano affatto.
    Aveva fame.
    Bacio dopo bacio… morso dopo morso.
    Amanda aveva compreso di averlo fatto di nuovo, solo nel vedere il cadavere mangiucchiato del ragazzo. Inorridita aveva cominciato a strofinarsi la bocca per poi cercare di allontanarsi di lì, uscendo traballante da quella sua prigione raccapricciante.
    Ad attenderla, seduta su una poltrona si trovava una donna molto bella, aveva i capelli molto lunghi e curati, con le punte blu, la stava fissando con soddisfazione.
    << Ciao Amanda, ti stavo aspettando. >> Aveva detto, per sottolineare ulteriormente quello che già sembrava evidente.
    << Io... >> Era riuscita a mormorarle flebilmente la rossa, non sapeva cosa dire, era confusa e frastornata.
    << Finalmente sei dei nostri piccola… era stato un processo molto lungo, continuavi a girare sul filo del rasoio e allora ho deciso di darti una mano, di spingerti verso la retta via. >> Aveva detto punte blu, ridacchiando come se potesse avere un senso, effettivamente aveva il tono di chi spiega, ma Amanda non stava capendo nulla.
    << Processo… retta via?! Cosa stai dicendo e chi sei tu?!>> Aveva quasi urlato in risposta la ragazza con le lacrime agli occhi, era sconvolta.
    << Apri le tue ali e guardale, forse così ti sarà più chiaro. Sei caduta. >>
     
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    Il Regno dell’Acqua offre molti luoghi di straordinaria bellezza, che lasciano invidiabili ricordi e sensazioni a chi ha la fortuna di poterli ammirare.
    Ma anche luoghi come questi possono nascondere aspetti inquietanti, quando scende la notte.
    Ed è proprio da ciò che inizia la nostra storia, dal ritrovarsi soli, con l’unica compagnia della luce notturna e circondati dalle tenebre della notte.
    Perché, infondo, chi può sapere cosa si nasconde nel buio…

    Per quanto una palude non possa rappresentare una grande attrattiva, basta saper cogliere il momento giusto per ammirare la sua bellezza.
    E quel momento era proprio il tramonto, la cui luce dava alle Paludi di Ehilek un atmosfera quasi incantata.
    C’era voluto un po’ per giungere fin lì, ma ne era valsa la pena per Cheshire.
    Certo, era stata messa in guardia circa i pericoli della palude, ma dinnanzi a quella vista sembravano avvertimenti di poco conto.
    E poi, lei era addestrata, niente l’avrebbe colta di sorpresa, penso Cheshire, con una punta di arroganza.
    Non si era accorta che, mentre era intenta a osservare quello spettacolo di luce soffusa tra gli alberi, qualcos’altro stava osservando lei, ogni suo più piccolo movimento, ogni dettaglio del suo aspetto.
    Con particolare interesse per il suo parasole.
    Incantata dalla meraviglia della natura, Cheshire non si accorse che gli astri stavano lasciando il posto alla notte.
    Resasi conto di ciò, s’incamminò lungo la strada percorsa, ma arrivata dove ricordava l’uscita del sentiero, vi trovò invece un fitto cespuglio di rovi.
    Doveva aver sbagliato strada, forse aveva preso una deviazione senza accorgersene, pensò Cheshire, tornando sui suoi passi, nel tentativo di ritrovare la strada per uscire dalla palude.
    Tuttavia, dopo pochi passi, ecco che la memoria le giocò un altro scherzo, poiché un cespuglio ancora più fitto si era come materializzato lungo il sentiero.
    Possibile che avesse di nuovo sbagliato strada?
    No, questa volta era sicura di non aver fatto deviazioni.
    Eppure il sentiero s’interrompeva bruscamente davanti a lei.
    Cheshire si guardò intorno, cercando un punto famigliare, ma la notte scendeva in fretta, rendendo la vegetazione più confusa e spettrale ogni minuto di più.
    Inoltre, una sensazione d’inquietudine le corse lungo la schiena.
    Si sentiva osservata, ma non c’era nessuno nei dintorni.
    No, doveva uscire da quella palude, subito!
    Tornò nuovamente indietro lungo il sentiero, ma intorno a lei le fronde degli alberi cominciarono a scuotersi.
    Sarà il vento, pensò Cheshire, più per far passare quella sensazione d’ansia.
    Eppure non poteva essere il vento, altrimenti anche i suoi capelli avrebbero dovuto essere mossi.
    Cheshire si fermò, guardandosi attorno con agitazione crescente.
    Le parve di udire qualcosa… un suono, ma non riusciva a capire di cosa si trattasse o da dove provenisse.
    Man mano che intorno a lei scendeva il mando oscuro della notte, quel suono si fece sempre più nitido.
    Sembrava come uno squittio. Anzi no… sembrava… una risata lontana.
    No, ora era un po’ più forte.
    Sembrava la risata di una bambina, ma da dove veniva?
    Cheshire volse lo sguardo attorno a sé, le fronde si agitavano sempre di più, come se fossero preda di una tempesta.
    E quella risata…
    Ora era diventata più forte, sembrava provenire da ogni direzione.
    Cheshire alla fine fu costretta a coprirsi le orecchie, quella risata rimbombava così forte da essere spaventosa.
    D’un tratto, come tutto era iniziato, cessò di colpo: gli alberi si placarono e la risata non risuonava più.
    Tuttavia ormai era notte e intorno a lei c’era solo buio.
    Cheshire non voleva restare in quella palude un secondo di più, riprese a camminare lungo la strada.
    Aumentò la velocità, fin quasi a correre, come se fosse braccata da una belva feroce.
    E quel senso di inquietudine, quella sensazione di essere osservata…
    Non erano passate anzi, erano più opprimenti di prima!
    D’improvviso Cheshire si bloccò di colpo: qualcosa si stava muovendo tra la vegetazione.
    Cosa… cosa c’era tra gli alberi?
    Cheshire teneva lo sguardo fisso nel punto in cui aveva notato il movimento.
    Cosa poteva essere?
    Che qualcuno avesse scoperto che lei era una spia di Uscurio e che adesso le stava tendendo un imboscata per ucciderla?
    Eppure era stata attenta, non era lì in missione, nessuno avrebbe potuto scoprirla.
    O aveva commesso un errore senza accorgersene?
    Cheshire stava per andare in paranoia, doveva assolutamente calmarsi.
    Dopo qualche minuto non accadde nulla.
    Per sicurezza, Cheshire rimase ferma ancora qualche istante.
    Resasi conto che non accadeva nulla, tirò un sospiro di sollievo.
    Forse un animale della palude doveva essersi mosso tra i cespugli e la sua immaginazione aveva fatto il resto.
    Stava già per riprendere il cammino quando un nuovo movimento la bloccò sul posto.
    Non se l’era immaginato, c’era davvero qualcosa tra la vegetazione!
    Si voltò nuovamente e aguzzò la vista.
    C’era qualcosa che si muoveva… anzi, sembrava strisciasse…
    Cheshire riuscì a delineare una sagoma.
    Una lunga sagoma.
    Una enorme sagoma!
    Lentamente, dalla boscaglia, emerse un enorme serpente, nero e evanescente come la notte.
    Alzando lo sguardo, vide gli occhi del serpente, due occhi luminescenti, come sinistre fiaccole spettrali.
    Era enorme, troppo grande per essere affrontato.
    Cheshire non riusciva nemmeno a scorgerlo con nitidezza, sembrava come se fosse fatto delle ombre della notte.
    Doveva scappare!
    Si guardò intorno, ma sembrava che la palude si fosse chiusa attorno a lei, come una gabbia nera e soffocante.
    No, non poteva essere in trappola, fino a poco fa c’era un sentiero, non poteva essere sparito di colpo.
    Cheshire continuò a guardarsi intorno, alla disperata ricerca di una via d’uscita, mentre il serpente la puntava, preparandosi ad aggredirla.
    Improvvisamente, ecco la salvezza: alle sue spalle, tra due cespugli, ecco stanziarsi un sentiero.
    Cheshire balzò in avanti nel medesimo istante in cui il gigantesco serpente si gettava a fauci spalancate verso di lei.
    Sfuggì all’attacco correndo lungo il sentiero.
    Per la paura, non voleva assolutamente voltarsi indietro, ma poteva sentire benissimo il suono dello strisciare di quell’essere che la inseguiva.
    A quel punto, come se la situazione non fosse già abbastanza spaventosa, ecco riprendere anche lo scuotersi degli alberi e quella risata sinistra.
    Sembrava quasi che anche questi fenomeni la stessero inseguendo, ma Cheshire non era sicura che non fosse un altro scherzo della sua immaginazione.
    Corse in preda all’angoscia, senza rendersi conto se stesse correndo da ore o solo da pochi istanti.
    Doveva calmarsi, non poteva permettere alla paura di prendere il sopravvento, sarebbe stata la fine altrimenti.
    Improvvisamente, fu come se la terra fosse svanita da sotto i suoi piedi.
    Stava cadendo, ma intorno a lei era troppo buio per rendersi conto di qualsiasi cosa.
    Forse era finita in un burrone.
    Chiuse gli occhi d’istinto, come per non vedere l’oscura morte che l’attendeva alla fine di quella caduta.
    Passarono minuti, eppure non successe nulla.
    Ma non stava cadendo?
    No… non ne era sicura.
    Più che cadere, sembrava come sospesa in aria, anzi, sembrava essere appoggiata a qualcosa di sottile.
    Provò a muoversi solo per rendersi conto che era come impigliata in qualcosa.
    Cheshire era in preda all’angoscia, tutto ciò che le era successo non aveva senso.
    Che la paura l’avesse fatta impazzire?
    No, non poteva essere diventata pazza.
    A quel punto percepì che la “cosa” nella quale era impigliata stesse… vibrando?
    Sì, stava vibrando, con una cadenza tipica di… passi?
    Spostò lo sguardo in tutte le direzioni, ma non vedeva nulla.
    Nuovamente il dubbio di essere impazzita le balenò in mente, ma lo scacciò via.
    I “passi” si facevano sempre più vicini, allo stesso ritmo del cuore di Cheshire, che sembrava sul punto di esplodere.
    Poi… silenzio.
    Tutto si fermò.
    Cheshire si guardò intorno con affanno.
    Cos’altro poteva accaderle di peggio?
    Come in risposta al suo pensiero, dall’alto caddero teschi umani, rimanendo sospesi a mezz’aria a pochi centimetri dal suo viso.
    A quel punto, riecheggiò quella risata spaventosa, solo che questa volta era tremendamente vicina!
    Come un richiamo, dalle cavità oculari dei teschi iniziarono a uscire decine e decine di ragni, che iniziarono a zampettare su di lei, avvolgendola lentamente in un bozzolo.
    Cheshire era paralizzata dalla paura.
    Voleva a tutti i costi liberarsi e fuggire via, ma non ci riusciva.
    Quando infine i ragni stavano per avvolgerla completamente nel bozzolo, Cheshire notò un bagliore… no, due bagliori di fronte a lei, uno rosso e l’altro azzurro.
    Infine… fu il buio.
    Whitney osservò il bozzolo appena chiuso, tenendo il mano il motivo per cui aveva tormentato Cheshire fin’ora: il suo parasole.
    Era così particolare che le era venuta voglia di rubarlo.
    Ma alla fine, la fatica di far apparire la palude stregata le aveva messo appetito.
    E quando la fame chiama...
    «Chiunque finisce nella mia tela, non viene mai più ritrovato...» mormorò con un sorriso Whitney, avvicinandosi lentamente al bozzolo.

    Così si conclude la nostra storia, dove verità e inganno si mescolano nelle tenebre della notte.
    Perché, in verità, chi può sapere cosa si trova alle proprie spalle, nascosto nel buio?
     
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    Notte gelida,tra le dune del deserto. Il freddo e un lieve vento polveroso,entrava nelle carni come lame di coltello. Sembrava assurdo che il giorno arido e caldo di quel loco,si susseguiva a notti gelide,eppure era cosi'. Rock Rock,passava quella notte in compagnia del fuoco,ormai ridotto a una piccola piccola fiammella,avvolto in un manto di pelle di cammello. La notte era oscura,completamente buia: non una stella nel firmamento,neppure la luna. I respiri del nomade,sempre piu' profondi e pesanti e il sonno,non veniva. I suoi pensieri eran sempre gli stessi,come piccoli demoni che ogni notte disturbavano la mente. D'un tratto un tocco,un insignificante urto: qualcosa da nulla, ma cosa era di preciso. Forse allucinazioni? Non tenendo cura di cio' torno' ai suoi pensieri ma un nuovo urto.

    Qualche bestia ? un cane del deserto? I tocchi divennero continui,leggermente piu' pesanti....Rock Rock d'istinto si alzo' lesto,attaccando di pugno. Nulla. Non vi era nulla,apparte legna arsa con un fuocherello che stava per spegnersi.Che stesse impazzendo? "Chiunque tu sia...fatti avanti!" ma ancora niente. Il guerriero RockRock,armato di sciabole si era preparato per un eventuale scontro ma intorno non vi era l'ombra di nulla.

    Il venticello continuava a soffiare,creando suoni tra le dune. Un ennesimo colpo,questa volta ben piu' forte,posto da dietro le spalle. Un qualcosa di sconosciuto,freddo e lesto: un dolore lancinante,le carni come perforate in un unico punto,squarciate da parte a parte,ove l'uomo aveva l'addome.

    Il sangue gocciolava a fiumi,dal ventre del nomade del deserto,ormai chinato sulla sabbia,con un buco nello stomaco.Stava per voltarsi ,un attacco finale,prima di spirare ma un veloce colpo violento su di lui.......buio!

    "..Il dolce tocco della morte". Tra le dune,sorse il sole....una testa mozzata,tra la sabbia e un corpo privo di vita.
     
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